L’inizio di una tradizione.
C’è una tradizione che scorre nelle vene della nostra famiglia, una tradizione fatta di carta, inchiostro e passione. Tutto ebbe inizio con mio nonno, in una piccola tipografia in via Santa Chiara, nel cuore della città.
Lì, tra i caratteri mobili e l’odore penetrante dell’inchiostro, ho trascorso i miei primi anni, respirando l’atmosfera unica di un luogo dove la creatività prende forma concreta.
Da bambino, mi aggiravo curioso tra le macchine, osservando la magia della stampa trasformare idee in realtà. Era un mondo che, anche senza capirlo appieno, già mi apparteneva.
Dopo aver studiato Economia all’università, con un indirizzo statistico-matematico, il mio futuro sembrava destinato a strade più convenzionali: un impiego in banca o la carriera di commercialista. Ma il richiamo della tipografia era troppo forte. Non mi sentivo pronto a lasciare il mio Paese, a cercare altrove una strada che non mi appassionava. Così, decisi di avvicinarmi all’azienda di famiglia, con l’idea di capire davvero cosa significasse portare avanti quella tradizione.
Erano gli anni ottanta, gli anni del cambiamento. La tipografia si era già trasferita, si stava già trasformando.
E io, passo dopo passo, me ne innamorai.
Era una gratificazione diversa da quella che avrei trovato dietro una scrivania: era la sensazione di creare qualcosa con le proprie mani, di dare vita a un progetto, e sentirlo nelle ossa. Ogni giorno, una sfida nuova, un prodotto diverso. La produzione era la mia parte preferita: nulla era mai ripetitivo, ogni commessa portava con sé nuove domande, nuove soluzioni da inventare.
Col tempo, ci siamo evoluti in Cartotecnica, passando dalla stampa commerciale – cataloghi, brochure, volantinaggio – al packaging. E qui, la sfida è diventata ancora più stimolante: il packaging non è solo un involucro, è il vestito che valorizza un prodotto, che racconta una storia.
È stato un salto nella complessità, dove la scelta della carta, degli inchiostri, delle lavorazioni diventa un processo di nobilitazione. Lavorare con i clienti è diventato un esercizio creativo, un dialogo continuo per capire come trasformare un’idea in qualcosa di bello e funzionale.
Anche se ci sono Paesi europei di grande tradizione tipografia, la differenza fra chi “stampa bene” in Italia e fuori è tangibile: la cura, l’attenzione alla materia prima, la dedizione, non si trovano ovunque. Posso scrivere a caratteri cubitali che questo per me è Made in Italy, per il settore della Tipografia.
È un lavoro che vive di sfide e di soddisfazioni, di giornate in cui ti chiedi chi te lo fa fare, ma che non cambieresti per nulla al mondo. Ogni giorno si crea, si risolve, si inventa. Ed è questo dinamismo, questa continua rinascita, che rende tutto così speciale. L’attenzione alla qualità non riguarda solo la scelta delle carte o degli inchiostri, ma è una filosofia: è scegliere l’opzione migliore, anche quando comporta più lavoro, più impegno. Gli inchiostri che usiamo oggi, ad esempio, sono tutti a pigmenti naturali, senza idrocarburi, e spesso applichiamo una verniciatura naturale per proteggere il prodotto, perché la bellezza deve durare.
E ora, vedere mio figlio che entra in azienda è come rivivere quei momenti di tanti anni fa.
È una boccata di ossigeno, una nuova energia che si aggiunge alla nostra storia. All’inizio temevo fosse una scelta forzata, dettata dall’abitudine o dalla tradizione, ma vederlo appassionarsi, dedicarsi alla produzione con lo stesso entusiasmo che avevo io, mi ha fatto capire che, ancora una volta, quella magia si è rinnovata. È la bellezza di un lavoro che, pur tra le difficoltà, è fatto con il cuore, e che continua a trasmettere qualcosa di speciale, generazione dopo generazione.
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